Via di Panico [1] (R. V – Ponte) (da piazza Ponte Sant'Angelo a via di Monte Giordano)
“Ricordano, anche presentemente, gli antichi abitanti di questa contrada, un piccolo bassorilievo, posteriormente tolto nelle nuove fabbriche, che vi si sono costruite, in cui eranvi scolpite alcune spighe di panico (biada minutissima) con uccelli all’intorno, per cui, se abbiasi a presentare credenza alla suddetta tradizione, non può dubitarsi sulla etimologia della strada in discorso” [2] (Rufini - 1847).
La strada di Panico [3], che risulta esistesse già nel XV secolo, fu “drizzata” da Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-1549), fra il 1544 e il 1546, ed altre modifiche furono fatte verso il 1630.
Alla fine della via, vicino alla Piazza di Ponte, v’erano anticamente botteghe di legno coperte da tetto di proprietà del Reverendo Capitolo di S. Pietro.
Una fontana, al n.62 della strada, aveva una lapide nella quale si accennava alla lupa della via omonima nel Campo Marzio [4], mentre sotto un “leone, in bianco marmo scolpito, gettava l’acqua dalla bocca in vaga conchiglia di sasso pietroso, sotto alla tricchea (grotta) in cui sta accosciato il leone”. L’iscrizione, che accenna pure al drago araldico di Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585) che l’aveva fatta costruire (1578), diceva:
“Ut lupus in martis campo mansuetior agno Virgineas populo fauce ministrat aquas Sic quoque perspicuum cui virgo praefidet undam Mitior hic haedo fundit ab ore leo Nec mirum: draco qui toti pius imperat orbi Exemplo placidos reddit utrosque suo MDLXXIX [5]”
La fontana, trasportata a S. Salvatore in Lauro e posta sulla facciata del palazzo dei Piceni, è ora irriconoscibile. Al posto della fontana in via Panico, ma alquanto lontano, lo stesso Pontefice fece collocare, nel 1575, la fontanella del Nilo che, con quella dell’Eridano, per la strada che porta a Monte Giordano, abbellivano la contrada (ora scomparse).
Pure, in fondo a Panico, si trovava il cimitero della parrocchia di San Celso e, poco prima, un incrocio di vicoli, dei quali il più grande si diceva del “Macelletto”.
Benché larghissima per quei tempi, Panico fu sempre abitata per lo più da piccoli bottegai, da noleggiatori di cavalli e da osti [6] e, sempre più decadendo, era diventata fino al 1925 il covo, per eccellenza, delle male femmine e della teppa.
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[1] ) Nel senso di "Pane".
[2] ) Nel 1490 è già scritto: “in reg. Pontis, in loco qui dicitur - Lo panico”.
[3] ) Si dice anche che il nome della via possa derivare dal casato di una famiglia Panico, già nominata in documenti del secolo XII.
[4] ) Vedi "via della Lupa" – Campo Marzio.
[5] ) "Come il lupo, più mansueto dell’agnello, nel Campo Marzio, somministra dalle fauci l’Acqua Vergine al popolo, così anche qui un leone, più mite di un capretto, versa dalla bocca la limpida acqua cui presiede la Vergine. E non c’è da meravigliarsi, poiché il pio drago, che domina tutto il mondo, con il suo esempio, li ha resi ambedue mansueti".
[6] ) Vi fu pure il mercatino del pesce.
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